martedì 8 febbraio 2011

4
Il cacciatore

Era passata una settimana, dalla sconvolgente notizia e da allora mi alleno per così dire, con la magia tutti i santi giorni. Chi avrebbe detto che essere un’apprendista strega fosse non faticoso? Be nessuno ha avuto Eudora come insegnante. Allenarsi quasi dieci ore al giorno, e in più ora per pagarmi le lezioni, lavoravo nel suo negozio. Ora riuscivo a far levitare gli oggetti, farli apparire dal nulla e a farli sparire, e riesco ad accendere il fuoco con il pensiero, ed è un grande passo in avanti visto che l’ultima volta ho quasi dato fuoco al negozio. La cosa positiva  è che almeno sono riuscita a prendere in affitto un piccolissimo appartamento, invece di restare in quello squallido albergo. L’appartamento, non è distante dal negozio, è piccolo con una sola camera da letto e un bagno, l’ingresso, la cucina e il salotto sono in unico ambiente. Il tutto è molto accogliente, anche se ora dispongo solo di un letto e un frigorifero.
- devo arredare questo posto- dissi a me stessa. E dovevo presentarmi a negozio.
- Buongiorno cara- mi salutò Eudora quando entrai.
- Buongiorno-
Mi fermai all’improvviso in mezzo al negozio, c’era qualcosa di diverso. La disposizione degli scaffali era diversa.
- ma che cosa!...- dissi.
Eudora rise e poi dandomi delle affettuose pacche sulla spalla, disse.
- prima di aprire il negozio, voglio provare a fare un incantesimo-
- che genere d’incantesimo?-
- hai portato il libro? perché ci servirà-
- certo- e lo tirai fuori dalla mia borsa, come ormai avevo imparato a fare, misi il libro al centro della sala, dove disegnato con un bellissimo mosaico, c’erano raffigurati un pentagramma e altri simboli magici. Mi inginocchiai e chiusi gli occhi, presi un respiro profondo e mi rilassai.
- bene, ora devi solo concentrarti sul libro e su i tuoi poteri, l’incantesimo che ci serve, ci aiuterà a scoprire chi è la persona che invade i tuoi sogni-
- pensate che ci riuscirò?, voglio dire non sono ancora molto brava a fare incantesimi-
- ma ci proveremo, forza su, respira e concentrati-.
E così feci, mi concentrai sul libro e ripensai a i miei sogni, rivissi tutto, da i suoi occhi insanguinati,  alla paura che provo ogni che riapro gli occhi. e all’improvviso, tutto il mondo in torno a me sparì, anche Eudora che aveva acceso l’incenso per aiutarmi, sparì. Iniziai a sentire quell’ormai famigliare formicolio, che preannunciava l’inizio della magia, iniziava dalle punte dei piedi e arrivava alla punta dei capelli, mi riempivo d’energia, fino al punto di esplodere, ma in senso buono. Puntai le mani sopra il libro e feci fuori uscire l’energia dalle mie dita.
Il libro con un fruscio si aprì, e quando aprii gli occhi e guardai la pagina, inarcai un sopracciglio, stranamente non c’era nessun incantesimo su questa pagina, e il titolo era:
IL CACCIATORE
Avevo una vaga idea, di chi fosse, mia nonne quando ero piccola mi raccontava sempre storie di streghe e di questo cacciatore, ma io non le credevo, invece ora. Iniziai a leggere e devo dire con c’era molto, solo che a quanto pareva era un vampiro, molto antico, che uccideva le streghe per rubare i loro poteri. Non c’era scritto nessun nome, ne un disegno per aiutare a riconoscerlo, niente a parte questa piccola descrizione.
- non capisco-
- nemmeno io, forse il libro sta cercando di dirti qualcosa-
- lo credo anche io, ma noi volevamo un incantesimo, no questo, voglio dire come può aiutarmi sapere del cacciatore quando non so dov’è o che aspetto abbia-
- be già sapere chi sia è un passo importante, proviamo a localizzarlo-
- e come?-
- prendi un quarzo bianco, io prendo una mappa della città- e detto questo sparì dietro la porta che da allo sgabuzzino. La senti smuovere cassetti e scatoloni, e poi sbucò fuori con in mano una carina della città tutta spiegazzata.
- non è in ottime condizione, ma credo che possa andare- e la stese alla ben e meglio sul bancone.
- come facciamo a localizzarlo se nemmeno abbiamo qualcosa di suo-
- non serve cara, prendi il libro, con una mano tocca la pagina e con l’altra usa la catenina con il quarzo per localizzarlo-
 Feci come mi aveva detto, e così lentamente la catenina iniziò  a muoversi, fino a fermarsi su Central Park West, di certo non potevamo avere niente di più preciso visto che non avevamo niente che gli apparteneva, ma è un inizio.
- quindi si trova in questa zona, Central Park West, è piuttosto grande potrebbe essere ovunque-
- già, be ora sappiamo che è qui, e terrai gli occhi aperti, ma devi promettermi che non andrai a cercarlo-
- ma perché!, lui vuole uccidermi, no? Be allora uccidiamo prima noi e festa finita-
- non è così semplice, cara-
- perché? È un vampiro, no? Prendiamo un paletto e ficchiamoglielo nel cuore…-
-  non è così semplice, si dice che nessuna tecnica usata per uccidere i vampiri normali serva, perciò non fare niente-
Con un sospiro dissi. – oh va bene, come vuoi- .
Chiusi il libro e me lo rimisi in borsa e Eudora intanto aprii il negozio.
La giornata passò velocemente, le lezione pure. Tornai a casa e dopo una doccia veloce, mi stesi sul letto ancora avvolta nel asciugamano e i capelli bagnati.  Stavo quasi per addormentarmi, quando senti un rumore alla porta.
Mi misi addosso una maglietta e dei pantaloncini  e andai alla porta, guardai dallo spioncino, ma non vidi niente, così aprì la porta.
- c’è nessuno?-
Quando una mano, sbuca dall’ombra e afferrandomi il braccio, mi trascina fuori dal mio appartamento. Mi sbatté contro il muro, e due occhi rossi si puntarono su di me, rimasi senza fiato.
Allontanai lo sguardo da quei occhi e osservai il viso, o quello che riuscii a vedere, visto che era quasi tutti in ombra, di sicuro era alto, muscoloso, ricoperto di tatuaggi, uno perfino sul viso, vicino l’occhio desto, e al sopracciglio aveva due piercing, come all’orecchio sinistro e destro, che luccicavano, con la poca luce che proveniva da l’interno di casa mia.
Cercai di scappare , ma la presa sul mio braccio sembrava d’acciaio,
- buona sera piccola strega-
Oh mio Dio, la sua voce. Sembra strano trovare sexy la voce del tuo assalitore?. Perché lui aveva a voce capace di scioglierti, e anche il suo corpo poteva fare lo stesso, a mio parere. Poi recepii le parole che mi aveva rivolto, coma faceva a saperlo?.
- chi sei?-
Appena ebbi pronunciato quelle due parole lo capii subito, era il cacciatore, il vampiro che vedevo nei miei incubi da quasi tutta la vita.

martedì 18 gennaio 2011

3
L’insegnante di magia

Sognai strani occhi iniettati si sangue, scrutarmi nell’ombra di un fitto bosco. Più cercavo di capire di chi trattava, più lui si allontanava più io mi addentravo nelle tenebre.
Mi svegliai all’improvviso, tutta sudata e con il cuore che batteva all’impazzata. Quello che era successo ieri rasentava l’assurdità, libri magici, incantesimi e strani negozi.
- perché sono venuta a New York!- dissi tra me e me. Così mi alzai e andai a fare una lunga doccia, nel minuscolo bagno. Se avvicinavo l’orecchio alla parete, anche se con il rischio di prendere qualche infezione, riuscivo a sentire le voci dall’altra parte.
Quando un quarto d’ora dopo, uscii dal bagno, ero più rilassata e quasi felice. Si riflettendo era tutto strano, e forse mi sono solo fatta prendere dalla suggestione.
- si deve essere questo- mi ripetei ad alta voce.
Ripulii la stanza, tolsi le erbe, le candele ormai sciolte, fortunatamente avevo usato dei giornali, sennò, il proprietario del motel, me l’avrebbe fatta ricomprare.
Buttando il tutto nella spazzatura trovai il volantino del negozio, di erbe. E ripensai alla sera precedente, come la proprietaria, sapesse il perché era lì. Ma forse era solo una coincidenza, quella donna deve essere una svitata, ecco. Però non riuscii a togliermi dalla testa quello che era successo.
Infatti, senza quasi rendermene conto, mi ritrovai davanti al negozio, indecisa se entrare oppure no.
Dopo dieci minuti, in cui restavo imbambolata lì davanti, presi un respiro profondo e entrai. Il negozio di giorno, sembrava risplendere, e un dolce profumo di incenso aleggiava nell’aria, mi guardai intorno e trovai la proprietaria china a tirare fuori da uno scatolone candele di ogni colore, forma e dimensione.
Mi schiarii la gola, ma niente.
- salve!-
Sobbalzando Eudora, si girò e con un sorriso.
- oh sei tornata! Posso aiutarti?- chiese
- hm, ecco io… si in effetti mi può aiutare, ecco ieri sera sono venuta in negozio e voi sapevate tutto,come…-
- be perché io sono… molto intuitiva-
La pausa che aveva fatto, mi insospettiva, tutto era troppo strano.
- be deve essere molto brava… ma fin troppo precisa- dissi io.
allora a quel punto, guardandosi, intorno per accettarsi che non ci fosse nessuno, a parte noi due, mi fece segno poi di avvicinarmi e sussurrando mi disse,
- io sono una strega-
E io, scoppiai a ridere fino alle lacrime. Quando finalmente smisi, Eudora mi guardava con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate. Non mi stavo di certo comportando nel modo migliore, ma era tutto così assurdo!.
Quando finalmente smisi di ridere,
- ma è…-
- assurdo, si lo so, non sai quante persone hanno reagito come te e altre volte in modi molto più aggressivi, ma ti assicuro che è la verità- disse lei.
- ma le streghe non esistono! Cioè almeno non più-
- cara, credo di doverti dare una dimostrazione allora.-
E così, puntando una mano, verso una candela sulla mensola, dopo pochi secondi iniziò a levitare, fino ad andare direttamente nella sua mano.


Io ero rimasta scioccata, letteralmente con la bocca aperta.
- visto, ora mi credi? Certo sono un po’ arrugginita, ma posso fare un sacco di altre cose- disse con un sorriso.
- ma ci deve essere un trucco- cercavo di appigliarmi a qualsiasi cosa di razionale, per spiegare ciò che avevo appena visto. Presi la candela in mano e guardai se c’erano fili, poi controllai lo scaffale, ma niente. Ovvio.
- ok siete una strega, e questo come dovrebbe aiutarmi?-
- be perché sei una strega anche tu-
- oh no! Non lo so, lo saprei se lo fossi!-
- hai il grimorio, il libro di incantesimi di una strega, e lo sento se un’altra strega è nei paraggi, me lo puoi far vedere il libro?-
- ecco- e glielo porsi.
Quando lo prese in mano, lo toccava in modo reverenziale, nemmeno avesse in mano un tesoro prezioso o una reliquia antica.
- e io che credevo che fosse solo una leggenda- disse in preda all’estasi
- quale leggenda…-
- la leggenda del clan più potente di streghe mai esistito, si dice che prima di essere uccise, abbiano rinchiuso i loro poteri nel loro libro, per poi sparire… nessuno l’ha più rivisto, si credeva che il cacciatore l’avesse preso e portato via-
- assomiglia alla storia che mi raccontava mia nonna quando ero piccola-
- sul serio?-  mi chiese incuriosita  - questo si che è un segno, il libro non sarebbe tornato per niente è tornato per te-
- cosa? Ma come?-
- e chi lo sa, questo libro è molto potente racchiude in se molta magia, credo che tu sia la discendente di una di quelle streghe, è l’unico motivo, del ritorno del libro-
- quindi secondo lei,sarei una strega- ancora non ci credevo, ma questa è la migliore soluzione per tutto quello che era successo in questi giorni.
- esatto-
- strano ma le credo, anche se mi pare strano, visto che in tutta la mia vita diciamo, non ho fatto niente da strega-
- credo, cara che senza nessuno a insegnarti ad usare i tuoi poteri non hai potuto fare gran ché,  i tuoi poteri sono rimasti sopiti fino ad ora, forse hai avuto visioni, ma non sapevi cosa fossero o li hai scambiati per semplici sogni…-
Questo mi fece ritornare in mente i sogni che ultimamente facevo, forse se così era, non erano sogni forse c’era qualcosa dietro.
porgendomi il libro, Eudora mi sorrise.
- ma non so nemmeno come ti chiami, cara, che maleducata-
- Alexandra Woods, ma puoi chiamarmi Alex -
- bene Alex, io Sono Eudora Kanders, e sarò la tua insegnante di stregoneria-
                                                                                                

giovedì 30 dicembre 2010

2
Il libro

Il mattino seguente, andai all’università di NY, nella speranza di trovare qualcuno che mi possa aiutare. Andai subito in segreteria.
- Buongiorno signorina- mi disse una simpatica donna sulla cinquantina e i capelli bianchi. Mi sorrise ed io ricambiai il sorriso.
- buongiorno, senta io cercavo un professore di letteratura o di storia, non saprei, devo mostrargli un libro antico –
 - e lei è?-
 Mi chiese la segretaria
- Alexandra Woods -
- be una persona c’è, si chiama Vivien Ho, è una professoressa di letteratura si trova al dipartimento di letteratura e in questo momento dovrebbe essere nel suo ufficio-
- oh bene mi dica, dove si trova-
- il dipartimento di letteratura si trova in fondo al cortile, che si trova in fondo a questo corridoio, la devo accompagnare?-
- no ce la posso fare da sola grazie-
Trovare il dipartimento di letteratura fu facilissimo, trovai subito anche l’ufficio della professoressa Vivien Ho, bussai.
- avanti- sentii dire da dietro la porta.
Aprii la porta e mi trovai davanti ad uno ufficio stracolmo di libri fascicoli, e teche piene di libri. Si sono nel posto giusto. La professoressa Ho, era seduta dietro una scrivania ingombra di fogli e un PC. Era una donna asiatica con capelli neri legati dietro la testa con una crocchia, indossava un tailleur grigio di alta moda.
- salve sono Vivien Ho, e lei è?- disse alzandosi
- Alexandra Woods, e avrei da farle vedere questo…- e così detto tirai fuori il libro dalla borsa.
- dove l’ha trovato?- mi chiese appena glielo passai.
- in un mercatino, ma sembra molto antico e ho pensato di venire qui- lo stava osservando con attenzione, e molta delicatezza.
- è un pezzo raro devo dire, originale, ma per avere una stima precisa della data devo fare delle analisi, ma a occhio dire undicesimo secolo più o meno, dovrebbe stare in un museo-
- sa di preciso cos’è, cioè non sembra un libro normale-
- be no, sembra un grimorio, un libro con pozioni e incantesimi-
- quelli delle streghe?-
Ora sembrava parlare come sua nonna, che credeva nell’esistenza di streghe, fate e folletti e altre creature sovrannaturali.
- esattamente, anche se dopo la loro persecuzione andarono perduti quasi tutti, senta perché non me lo lascia io, lo faccio analizzare e poi le comunicherò i risultati-
-certo-
 Dissi. E dopo averle lasciato il libro, uscii dall’università.
Visto che non avevo niente da fare, andai a fare un giro. Ma dove? Passai quasi tutta la mattina a gironzolare per la zona, tra negozi di vestiti e di cianfrusaglie varie, così verso le cinque e mezza mi viene un certo languorino. Trovai una caffetteria con un tavolo libero e mi precipitai dentro.
Fortunatamente mi rimanevano ancora mille dollari, perciò un caffè e un panino non avrebbe intaccato di molto il mio misero patrimonio. Presi posto vicino alla vetrata che dava sulla strada e subito una cameriera mi si avvicinò con un menù.


- prendo un caffè e un panino grazie- dissi
- arrivano subito- disse e se ne andò. Il sole stava tramontando e i lampioni ancora spenti davano alla città un colore quasi magico. La cameriera torna con le mie ordinazioni e prendo subito un sorso di caffè. Che è delizioso!, accidenti non avevo mai bevuto niente di più buono oppure era dovuto al fatto che non mangiavo e bevevo da ore.
Prendendo anche un morso del mio panino mi girai a guardare fuori tra la gente e le macchine che passavo tranquille, notai una figura in ombra sotto un albero proprio di fronte a me. Se ne stava immobile, e i passanti lo evitavano formando intorno a lui un vuoto. Mi venne la pelle d’oca e distolsi lo sguardo. Sicuramente mi sbagliavo.
Cavolo forse ero così stanca da immaginarmi tutto, tanto per essere sicura mi voltai di nuovo ed eccolo ancora lì a fissarmi. Allora lasciando i soldi per pagare il conto mi precipitai fuori dal locale, ma appena arrivai fuori lui è sparito. Mi guardai intorno freneticamente, ma non lo vidi da nessuna parte. Ok forse sto impazzendo sul serio.
Tornai al motel che era già buio, il traffico newyorchese è una vera tortura. Aperta la porta, appoggiai la borsa vicino al libro sul letto. Il libro? Ma che…
Mi voltai all’improvviso e lo guardai, e si era proprio il libro che tecnicamente avevo lasciato alla professoressa Ho.
- ma che diavolo…- dissi
Lo presi in mano e lo rigirai tra le mani, confusa, ma com’era possibile? Io lo avevo lasciato all’università, com’ è potuto succedere.
Appoggiai il libro sul letto, molto lentamente, e appena lo lasciai questi si aprii all’improvviso. Sussultai spaventata e lentamente mi abbassai e lessi:
protezione dalle forze oscure
provai a richiuderlo, ma si riaprii alla stessa pagina, perciò lessi quello che c’era scritto. Sembrava un erbario, e dice:
-         Aglio
-         Semi di aneto
-         Eucalipto
-         Lavanda
-         5 candele bianche
Disporre le candele  in cerchio, triturare le erbe e poi spargere intorno alla zona da proteggere e partendo da destra spegnere le candele.

- Cosa? E io dovrei fare questo incantesimo di protezione? È sera dove cavolo le trovo le candele e queste erbe!- dissi tra me e me o forse al libro, chi lo sa.
Non feci in tempo a dirlo che la finestra della stanza si spalanca con una folata di vento, ed entra un foglietto di carta. Era un volantino, di un erboristeria aperto anche a quest’ora.
Alzando un sopracciglio dissi (si ormai mi considero pazza):
- be vedo che non molli-
Detto questo scrissi tutto quello che mi serviva e andai in  questa erboristeria, che “stranamente” è vicina al motel.
Quando entrai fui investita da odore di incenso e luce suffusa, il negozio non era grande, anzi, ma era pieno di barattoli, scatole e quant’altro di erbe, piante e spezie. Il tutto stranamente creava un odore quasi rilassante, e per niente forte e cattivo. C’erano anche cristalli e candele, alcune accese e altre no, e le fiamme che si riflettevano nei cristalli creavano luci e colori particolari. Dal retro sbucò fuori una donna di età indecifrabile, era piena di bracciali e collane, e nonostante avesse i capelli bianchi, non sembrava superare i cinquant’anni, vestiva in modo eccentrico, ma stranamente le donava.
- salve, io sono Eudora come ti posso aiutare cara?-
- salve, hmm… io cercavo questi oggetti- e le porsi il foglietto.
Dopo averlo esaminato, mi sorrise uscita dal bancone si mise a trafficare nel negozio trovando boccette e candele.
Mi porse il tutto e disse,
- ecco, spero che le candele vadano bene, ma credo che per fare un incantesimo di protezione possano bastare-
La guardo sconcertata e dopo alcuni secondi di silenzio, mi ripresi abbastanza da dirle,
- e lei come fa a saperlo-
- oh cara io so molte cose-
- ma…-
feci per dire, ma lei mi interruppe con un gesto della mano.
- sono quindici dollari- invece disse
Presi i soldi e glieli diedi e così sempre più confusa me ne andai, per tornare al motel.
Appena tornata feci tutto quello che c’era scritto nel libro, che ancora giaceva sul letto completamente aperto. Dopo aver acceso le candele, averle disposte in cerchio intorno al letto, non dovetti triturare le erbe, fortunatamente, ma ne presi una manciatina e tracciai il cerchio intorno al letto e poi spensi le candele, e nel silenzio più totale cercai di dormire.

mercoledì 22 dicembre 2010


1
L’inizio


Parcheggiai la mia macchina davanti a uno squallido motel, vicino all’interstatale. Quando entrai alla reception, se così si potava chiamare, un uomo, grasso e calvo, che sembrava aver vissuto solo di cheeseburger e patatine, mi rivolse un sorriso che secondo me doveva sembrare invitante, ma a me sembrava molto schifoso.
- vorrei prenotare una camera- dissi
- certo, dolcezza, ne ho proprio una libera, la numero trentasette al pian terreno, ti devo accompagnare?- disse l’uomo, sorridendomi, ricambiai il sorriso e risposi,
- no, grazie posso farcela da sola-
- ne è sicura?, perché non mi costa niente…-
- no!- ripetei io categorica, e dissi
- quant’è a notte?-
- quaranta dollari- disse l’uomo, e mentre io gli davo i soldi lui mi porse la chiave e uscii.
Arrivata alla stanza, inserii la chiave e entrai, sentendo subito un orribile odore di chiuso e sudore. Non volevo nemmeno sapere cosa ci facevano in quelle camere. Appena entrata appoggiai il borsone che avevo con me e mi diressi in bagno. Era piccolo, ma conteneva una doccia, il water e un lavandino con specchio, decisi che era meglio darmi una lavata, avevo passato più di otto ore in macchina, ed ero sporca e sudata. Mi svestii e dopo una rapida doccia, e una preghiera nella speranza che non mi prendessi qualche fungo, mi guardai allo specchio.
Non ero molto alta, 1,65 cm, ma ero mi ritenevo abbastanza attraente, lunghi capelli castani, occhi verdi e come aveva detto un suo ex ragazzo, aveva tutte le curve al posto giusto. Mi rivestii con un paio si calzoncini e una vecchia canottiera, e dopo aver chiuso a chiave la stanza andai a letto.
Il mattino dopo mi alzai di buon ora, stavo sognando, di quando ero piccola, e mia nonna mi svegliava sempre, alle sei di mattina e diceva:
- su forza Alexandra, sveglia! Le uova non si raccolgono da sole, e noi non possiamo farci le nostre frittelle speciali!-.
Se mi concentravo potevo quasi risentire tutti gli odori, rivedere la nonna che cucinava canticchiando e io che l’aiutavo a preparare la colazione. I miei genitori erano morti quando io avevo un anno, così fui affidata alla mia unica parente in vita, mia nonna, abitavamo in una bellissima piccola casa in campagna nella Louisiana. Poi scherzo del destino, quando avevo quindici anni, ebbe un incidente stradale, un camion le era finito addosso. E io ero rimasta sola. Ho passato tutto il resto della mia vita da minorenne in un istituto, nessuna famiglia mi voleva, perché ero troppo grande, perciò rimasi lì, dove studiai, per così dire e aspettai di aver compiuto i 18 anni di età, per potermene andare. Cosa che feci immediatamente dopo. Girai un po’ ovunque, un po’ come adesso a dire il vero, trovo un lavoro e poi quando ho quanto basta per sopravvivere un altro po’ me ne vado. Ma ora era diverso, ho venticinque anni e voglio trovare un posto in cui mettere radici e non so anche creare una famiglia, perché no.  
Dopo essermi vestita, uscii per fare un giro in città. Era giorno di mercato, c’erano bancarelle ovunque, così mi fermai e per passare il tempo decisi di andare a fare un giro tra le bancarelle. C’era un po’ di tutto, dal cibo ai vestiti e dagli oggetti più disparati. Mi fermai davanti a una bancarella che vendeva libri, volevo prendermene uno da leggere la sera, mentre cercavo qualcosa che mi interessasse, vedo un vecchio libro rilegato in pelle, con una stella a cinque punte disegnata sul lato della copertina. Lo presi, era grosso e pensante, sul davanti della copertina aveva un’altra stella disegnata, solo più grande, c’erano delle macchie secche e si vedeva che era vecchio.
Quel libro, stranamente mi sembrava famigliare, ma non capivo perché, visto che era la prima volta che lo vedevo, più lo guardavo più mi sembrava famigliare, e così di impulso decisi di prenderlo.
- quanto costa?- chiesi alla commessa, una donna di m mezza età con gli occhiali così spessi da far sembrare i suoi occhi enormi.
- oh vediamo, strano questo libro non lo avevo visto prima, be comunque dovrebbe venire venti dollari-,
presi i soldi e glieli diedi.
-grazie e arrivederci-, misi il libro dentro la mia borse e continuai il giro. Mi fermai a mangiare  e sfogliai il libro; era grosso e vecchio, e vidi che le pagine erano così gialle e scolorite, che avevo quasi paura di toccare per evitare di romperle. C’erano ricette molto strane e disegni di simboli e alcune parti erano scritte in una lingua a me sconosciuta. Avrei indagato più tardi, sapevo che avrei potuto trovare qualche professore o studioso disposto ad aiutarmi.

Tornai al motel dopo aver preso del cibo cinese. Si lo so cibo spazzatura, il colesterolo bla bla, ma a me piace. Pagai per altre cinque notti e dopo tornai in camera. Finalmente seduta sul letto presi il libro. Me lo rigirai tra le mani, era strano, non sembrava un libro normale, oltre a essere veramente vecchio, che dovrebbe stare in un museo,. Era rigonfio, ma non da umidità o cosa, ma da moltissime pagine aggiunte, come se fosse appartenuto a una persona dopo l’altra e abbiano lasciato il loro segno. Lo aprii alla prima pagina dove trovai una serie di nome con delle date.

Elisabeth Monroe 1210∆   1237†
Margareth Monroe 1215∆ 1237†
Katrine O’connor 1328∆ 1358†
Stella Jenson 1360∆ 1380†

E vi dicendo, ma alcuni nomi sono quasi illeggibili, gli ultimi risalgono a circa il 1690. continuando a sfogliare, notai disegni e strane ricette, filastrocche e frasi, alcune pagine poi sono scritte a mo di diario altre pagine sono macchiate o bruciacchiate. Mi misi a leggere, anche se con un po’ di difficoltà. Devo trovare qualcuno che mi aiuti. Chiusi il libro e andai a letto.

martedì 21 dicembre 2010

Prologo

Le cinque streghe erano riunite intorno al loro circolo magico, all’interno del bosco. Erano spaventate, terrorizzate, gli uomini gli stavano dando la caccia, e i vampiri volevano ucciderle per impadronirsi dei loro poteri. Decisero così di sacrificare i loro poteri per salvare le generazioni future di streghe.
Morrigan, il capo del clan si fece avanti con il libro nero, lo posò per terra e iniziò a intonare l’incantesimo, dovevano fare in fretta o le avrebbero trovate. Il cacciatore, così veniva chiamato il vampiro che aveva il compito di prendere i loro poteri, si stava avvicinando. Più il loro canto si faceva più forte più la magia, diventava forte, le fiammelle delle candele, si alzarono fino a un metro di altezza, poi un forte lampo di luce investì. Morrigan si fece avanti e prese il libro, lo chiuse e prese un coltello, con esso si tagliò una piccola ferita sul polso e mentre passava il coltello alla sua consorella, disse:
- io sigillo questo libro, affinché solo una nostra discendente possa possederlo, solo lei avrà i nostri poteri diventando la strega più potente che ci sia mai stata!-
Tutte le altre streghe fecero altrettanto, e con l’ultimo briciolo di magia che gli era rimasto sigillarono il libro, che sparì dalle loro mani. Il cacciatore arrivò poco dopo il rito, era magnifico, sembrava un Dio, i capelli neri, gli occhi di fuoco e il corpo ricoperto di tatuaggi che facevano si che potesse riconoscere una fonte magica, si avvicinò a loro annusando l’aria, disse:
- siete furbe streghe, complimenti, vi siete liberate dei vostri poteri…- ora si trovava alle spalle di Morrigan, e avvicinandosi al suo orecchio,
- ma questo non vi salverà!- detto questo aprì la bocca e azzannò il collo della strega,
fino a ucciderla. Le altre cercarono di scappare, ma il vampiro era troppo forte e troppo veloce per loro.
                                                                                                       
Questo è quello che mi raccontava sempre mia nonna quando avevo solo cinque anni. Non è certo una storia da raccontare a una bambina di quell’età, ma la mia cara nonna era sempre stata una un po’ particolare.